Che dici, come stai?
Io scrivo ma in tutta sincerità mentre lo faccio stento ancora crederci.
Sei andato via da poche ore e, da quando è successo, questo maledetto silenzio fa un rumore tremendo.
Io non lo so come si fa, non so come si possa descrivere e raccontare la luce che ti portavi dietro.
Non so se hai mai avuto la sensazione di essere quello che sei stato per noi;
Non so fino a che punto siamo stati bravi noi a dimostrartelo.
Tu cerca di capirci e perdonaci, se puoi, se ci siamo specchiati tutti molto volentieri in quegli occhi azzurri, senza riuscire mai a restituirti abbastanza.
È che hai sempre avuto la soluzione in tasca, sapevi sempre come e cosa fare
tanto da farmi pensare pure adesso di farti una domanda…
Come si racconta la vita di una leggenda?
Come lo spieghi a chi ascolta mentre una lacrima gli segna il viso?
Sei stato talmente vivo da non permetterci di considerare, oggi, l’idea di ricostruire tutte queste tappe con i verbi al passato.
Perché tu non sarai
ma continuerai ad essere.
Esisterai nei nostri occhi, in ogni posto dove decideranno di riposare;
Nelle gambe di chi continuerà a correre perché per te, fermarsi, non é mai stata un opzione.
É tutta la vita che combatti, le sfide ti hanno sempre dato quella dose di adrenalina quotidiana, mista a quel velo di ossessione senza la quale non saresti arrivato dove sei e dove ci hai trascinato un po’a tutti.
Perché tu è così che fai;
Parti e la sicurezza dei tuoi passi convince pure i nostri piedi a muoversi
scegliendoti come guida altre cento, mille volte.
Come quando anni fa hai deciso che avresti fatto del nostro maledetto sport la tua unica ragione di vita.
Sei stato folle, visionario, lungimirante.
Estremamente romantico.
Quale altra parola potrebbe descriverti meglio di questa?
“Romantico” …senti come suona bene Mi?
Perché dentro c’è tutto;
C’è Roma, la tua Roma.
E c’è quel termine che segna un arco temporale che tu, con i tuoi valori, con le tue radici, fai diventare un complimento.
Perché tu sei antico, si.
Ma non come un vecchio mobile da buttare via.
Tu sei antico come quando alle serate in discoteca uno preferisce il cinema, come quando ai ristoranti stellati uno sceglie una pizza, come quando al cospetto del “Dio denaro” tu hai scelto noi.
Non sarò mai in grado di raccogliere i pezzi che compongono il tuo mosaico, a raccontarti l amore di Vanessa, la devozione di Ilaria, la riconoscenza di Cristian, Cecca e Stefano;
Mai potrei riuscire a misurare l’orgoglio di Valerio e Chicco nell’ indossare quella maglia immaginaria, col numero 10 e quel cognome stampato sulle spalle.
Impossibile fare l’elenco di tutte quelle persone che ti devono qualcosa.
Te lo dobbiamo noi.
La Res e la Roma prima, la Ternana poi.
Le ragazze che hai cresciuto con la gelosia di un padre e la complicità del migliore amico.
Quante volte l’avrai ripetuto a chi ti stava accanto?
Un infinità di volte, probabilmente.
Perché nella vita ce ne vuole.
Bisogna essere complici in questo disordine, bisogna esserlo per accettare di combattere le stesse battaglie e continuare a caricare a bastoni.
Hai costruito il tuo impero e ne sei stato Re orgoglioso e fiero, hai dato vita a questa città, una vita senza precedenti, perchè prima di te, come diciamo noi, qua era tutta campagna.
Sei talmente unico da aver creato un vocabolario tutto tuo, una nuova lingua.
E noi come i bambini delle elementari siamo stati li ad imparare ogni giorno una nuova parola ,un piccolo “trucco” per vivere con appartenenza ed onestà intellettuale
per creare una nuova maniera di essere ed avere coraggio, il coraggio delle idee.
Volevo dirti che siamo tutti qui, pronti a portarle avanti, perché siamo la tua gente, siamo quelli del “credo in un solo dio”
dal vangelo secondo Fabio.
Mi piace pensare che questo viaggio, sia solo l ennesima trasferta dalla quale magari, un giorno, tornerai con tre punti e quel sorriso da furbo che usi quando sai di averla fatta grossa.
C hai fatto un brutto scherzo Mí, stavolta non fa ridere…
E forse non basterà il calore di tutte le risate che ci hai regalato per asciugare le lacrime di oggi.
Non smetteremo mai di giocare per quell’applauso, di guardare una panchina senza cercarti, di innamorarci ogni giorno, ancora una volta.
E da quando Fabio non grida piú…
No…
non é piú domenica.
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